Iniziativa Filef: Matera il 12 ottobre 2024
“Opportunità, strategie, cooperazione nelle migrazioni”.
Intervento introduttivo: Pietro Lunetto, coordinatore nazionale Filef
Cari tutti e tutte,
benvenuti a questa iniziativa di FILEF nazionale e FILEF Basilicata.
Abbiamo voluto organizzare questa iniziativa a circa 2 anni dal nostro ultimo congresso di Reggio Emilia per affrontare in maniera più organica e puntuale alcuni dei propositi che ci eravamo dati allora. Vorremmo che il confronto di oggi fosse il più possibile un confronto vero, che dia la possibilità di aprire un dibattito proficuo, rinsaldare e costruire relazioni per meglio compiere il nostro scopo sociale.
Lo facciamo a Matera, luogo per noi simbolico, ospitati dall’associazione Carlo Levi, che è stato il nostro primo presidente, e lo facciamo chiamando a raccolta le articolazioni FILEF in Italia, che ringrazio tutte per lo sforzo non semplice di esserci, come ringrazio sentitamente i dirigenti e gli operatori della Filef Basilicata per aver dato il fondamentale supporto organizzativo e di contenuto e tutti coloro che hanno risposto al nostro invito a partecipare.
Gli obiettivi generali dell’iniziativa spaziano tra obiettivi “interni”, come una collaborazione più stretta tra le associazioni in Italia in termini di strategia comune e progettualità, fino a quello di rivedere, rilanciare e mettere a terra la strategia della nostra associazione sul tema immigrazione e sviluppo delle aree interne del sud ma non solo, dopo un dibattito e un confronto largo ma efficace, in parte già cominciato e che proseguirà anche dopo la giornata di oggi, con tutti i soggetti che noi consideriamo importanti e che condividono con noi un perimetro valoriale, sia a livello locale che nazionale.
Il quadro in cui ci troviamo ad operare, riassunto per capoversi, è il seguente:
– Un paese che non vede diminuire i flussi di emigrazione – sono in calo i rientri grazie al peggioramento della fiscalità di vantaggio a loro dedicata -, un flusso in ingresso di immigrazione con numeri importanti, una legislazione che continua a criminalizzare i migranti rendendoli ricattabili e che non ne favorisce l’integrazione; i flussi in uscita dall’Italia e lo spostamento sud-nord, periferie-centri urbani, continuano a spopolare intere aree del paese in maniera irrimediabile. Se ci mettiamo la mancanza di visione su che paese vogliamo costruire e lasciare a chi verrà dopo di noi, il quadro mi sembra piuttosto negativo. Ma in questo quadro ci troviamo ad operare e con questo quadro che dobbiamo fare i conti.
– Una situazione del genere non si può affrontare con una logica emergenziale, con un orizzonte breve e che non prende in considerazione tutte le problematiche in maniera complessiva. Non esistono, di solito, soluzioni semplici a problemi complessi.
Purtroppo questo approccio non emergenziale non lo vediamo nelle politiche di questo governo né, dispiace dirlo, di governi anche di centro sinistra o contenenti il centro sinistra, con le opportune differenze di approccio che è giusto sottolineare.
Noi pensiamo che il tema emigrazione, immigrazione, sviluppo delle aree marginali si intrecciano in maniera sinergica se affrontate in modo complessivo, facendo in modo di aprire delle opportunità su tutti e tre i piani del ragionamento.
E per fare questo ci sono dei soggetti e degli approcci che sono indispensabili.
Istituzioni europee: Come sapete uno dei pilastri fondativi della EU è la libera circolazione di tante cose, tra cui le persone (almeno in teoria). Nella pratica i capitali si muovono liberamente, le persone molto meno. Questa parte ci sembra non essere la priorità da molti anni per la EU. Con delle normative ormai obsolete che considerano ancora come maggioritari i cittadini che si spostano da un paese all’altro, che trova un lavoro o una continuità lavorativa in quello stesso paese che durerà fino alla pensione.
Oggi, anzi da diverso tempo, la situazione non è più così.
Questa nuova situazione crea oggi innumerevoli problemi sia pratici, riconducibili alla portabilità di una serie di diritti fondamentali che il cittadino mobile, l’emigrato interno, devono avere.
Ci siamo piacevolmente rallegrati quando ad aprile 2024 è stato pubblicato il rapporto di Enrico Letta “Molto più di un mercato”. Perché tra le pagine 92 e 96, dove di parla di libertà di muoversi e libertà di restare, abbiamo trovato diversi concetti secondo noi positivi e che vanno nella giusta direzione rispetto alla situazione che viviamo, o quantomeno si pone le giuste domande:
- Si riconosce che la libera circolazione aiuta a assorbire gli shock asimmetrici dentro la EU, ma che la mobilità è stata concentrata in pochi paesi creando squilibri sia nei paesi di partenza che di arrivo, e che quindi servono più politiche di coesione.
- Riconosce che molti territori in declino non traggono benefici dalla libertà di movimento e dal mercato unico e che anzi in questi luoghi si vedono solo i lati negativi (poi è normale che un certo risentimento verso la EU si trasformi in voto alle destre)
- Si nota che il brain drain, danneggia tanti territori, ipotecando lo sviluppo futuro di quelle aree; e che bisogna favorire il rientro o aiutare questi territori a trattenere i talenti. “Gli eccessivi squilibri territoriali interni dovrebbero essere visti come una minaccia simile a quella degli sviluppi macroeconomici”
Ovviamente la nuova commissione, tutta muscoli e elmetto, non ha recepito nulla di questi suggerimenti nei programmi di ogni commissario e vice presidente, almeno leggendo le lettere di incarico spedite dalla presidente Van der Layen.
Servirebbe una campagna di mobilitazione a livello europeo, di concerto con le forze politiche e sindacali, per riportare questo tema nel ragionamento:
Istituzioni locali: gli amministratori di prossimità sono quelli che vivono più di tutti le criticità che una politica emergenziale provoca e la mancanza di risorse dovute ai tagli centrali e al contrasto allo spopolamento. Ma secondo noi rimangono gli attori principali di qualsiasi cambiamento di rotta. Sia localmente con un ruolo di raccordo con la società civile e di stimolo nelle politiche di sviluppo e sociali, che a livello nazionale e regionale, che a livello comunitario, non solo per reperire fondi europei, ma per portare le rivendicazioni su quel piano. E su questo oggi ascolteremo diverse esperienze regionali.
Migranti: bisogna che le comunità migranti non siano trattate come un corpo separato. Devono essere protagoniste come gli altri cittadini delle decisioni dei loro territori.
Sindacati: rendere i migranti non ricattabili e con un quadro di diritti uguale ai lavoratori autoctoni; nessuna distinzione, perché le distinzioni favoriscono il padrone; non sono i migranti che abbassano i salari medi, ma sono i padroni che delocalizzano, che non fanno innovazione tecnologica che creano lavoro di bassa qualità. Bisogna riunire quello che precarietà e sfruttamento mettono in concorrenza.
Il mondo associativo e no profit ha le capacità di elaborazione e azione capillare a livello territoriale. E può essere il “collante” ideale per il resto dei protagonisti coinvolti. Noi vogliamo essere di stimolo e un punto di riferimento per i soggetti coinvolti a livello territoriale e sovra regionale per lavorare insieme per cambiare questa situazione.
Bisogna mettere insieme un processo integrato e bisogna formulare delle proposte concrete.
– i costi sostenuti per la formazione di cittadini che vanno a creare valore in altre regioni della EU, dovrebbero essere compensati in qualche forma economica, scorporandolo dal calcolo del deficit o in qualche altro modo. Parliamo di un costo medio a studente di circa 100.000 per un diplomato, 160.000 euro per un laureato e di 250.000 per chi ha un dottorato di ricerca (dati Ocse di qualche anno fa).
– l’inclusione dei giovani delle ultime generazioni e della nuova emigrazione nei programmi di potenziamento delle competenze e del diritto allo studio (educazione, lingua e cultura) e in quelli volti al rafforzamento della Ricerca e Sviluppo.
– gli italiani all’estero vanno coinvolti nelle politiche di coesione sociale e territoriale, sia come fruitori di misure di accompagnamento e assistenza sia come attori di sviluppo locale in caso di rientro nelle regioni di esodo o nella costruzione di partenariati internazionali.
– garantire una libertà di movimento responsabile adeguando le legislazioni nazionale, regionali e comunitaria per l’emigrazione e la mobilità, attraverso servizi di informazione, formazione, orientamento e accompagnamento alla partenza e all’arrivo per i singoli, per le famiglie, per i figli al seguito; i comuni, i sindacati, le associazioni possono essere protagonisti.
– garantire il Diritto di reinserimento/integrazione al rientro attraverso programmi specifici di informazione, formazione, orientamento favorendo i territori marginali, non solo con incentivi fiscali, ma con misure attive gestibili con i fondi comunitari.
– le istituzioni locali devono costruire e mantenere relazioni stabili e non episodiche con la nuova emigrazione e con le più recenti generazioni, attraverso la programmazione e realizzazione di interventi mirati in diversi campi. Bisogna valutare il ritorno degli investimenti e non solo la spesa. E ovviamente pr tutto ciò serve un’ottica di lungo periodo.
– sviluppare reti di interazione sociale, culturale, economica per lo sviluppo delle aree di esodo coinvolgendo gli attori locali e quelli presenti all’estero.
– incentivazione al rientro e al reinserimento di emigrati come fattore di contrasto al declino demografico e come sostegno allo sviluppo locale che possa contare sulle competenze acquisite all’estero.
– varare programmi e progetti concependo nuova emigrazione e nuove generazioni stabilizzate all’estero, come agenti di internazionalizzazione e di cooperazione internazionale, a favore del sistema paese e dei sistemi produttivi regionali, in una prospettiva di cooperazione con i paesi di loro residenza.
Vanno cioè creati un corpus di norme o buone pratiche che favorisca la partecipazione e l’integrazione delle comunità migranti, sia di quelle in uscita che di quelle in ingresso, attivando anche tutti gli strumenti di cooperazione internazionale disponibili.
Queste considerazioni e indicazioni non sono teoriche: sono il portato di tante diverse iniziative svolte dalla Filef e da altre organizzazioni nel corso degli ultimi decenni, purtroppo non con la necessaria continuità: la riduzione di risorse pubbliche e la logica emergenziale a cui ho accennato, non ne hanno consentito uno sviluppo e una diffusione adeguata. Ma sono condivise da un ampio spettro di soggetti sociali e anche economici. E sono applicabili sia ai contesti emigratori che a quelli immigratori.
Nel corso dei prossimi mesi è nostro impegno approfondire anche su un piano tecnico-legislativo come può essere possibile ricostruire una coerente politica di valorizzazione dei cittadini migranti a favore della coesione e dello sviluppo territoriale e locale. Nella consapevolezza che ciò può costituire una elemento importante di resilienza rispetto alle dinamiche in corso e di un mondo più sensato, dove alle persone siano riconosciuti uguali diritti e dove le persone rappresentino, come effettivamente rappresentano, il fattore decisivo di ogni possibilità di crescita sostenibile, cooperativa, umana.
Questa iniziativa può costituire un momento importante in questa direzione.
Matera, 12 Ottobre 2024