Il 1° maggio, festa del lavoro, è una festa nazionale e di tutti i lavoratori nel mondo.
Lo è anche per i milioni di lavoratori italiani all’estero e di italodiscendenti.
Una festa nazionale, non una mera commemorazione, nella quale si riconoscono tutti i lavoratori e tutti quelli che hanno voluto la nostra Costituzione.
Una festa che in Italia fu cancellata dal fascismo e di nuovo, dopo 20 anni di dittatura, fu celebrata in piazza da Sandro Pertini a Milano nel 1945.
Il primo maggio resta legato all’obiettivo di una incessante dialettica per raggiungere condizioni di parità fra capitale e lavoro.
Lo Statuto dei lavoratori ha avuto come punto centrale la definizione di condizioni che permettessero in modo permanente questo riequilibrio.
Il conflitto sociale come uno dei modi democratici di questa dialettica.
I referendum dell’otto e nove giugno, che stanno a segnare, attraverso la legge, la rivendicazione di maggiori tutele per il lavoratore, segnalano anche il peggioramento dell’asimmetrica condizione di chi lavora rispetto al datore di lavoro.
I tre morti al giorno sul lavoro ricordano quanto ancora ci sia da fare per determinare un controllo sull’organizzazione del lavoro molto cambiato negli ultimi decenni.
Il 1°maggio è anche la data della strage di Portella delle ginestre ancora nella memoria collettiva del movimento sindacale. Un eccidio del 1947 dai mandanti molteplici e per convergenti interessi. Avvenne negli anni in cui un mondo di sfruttati, dal sud come dal nord, andava all’estero per fame, per un lavoro certo, contro sfruttamento e discriminazioni, per mancanza di libertà.
Un esodo che si è ripetuto negli ultimi anni e ai nostri giorni con circa 200 mila giovani che ogni anno lasciano l’Italia. Una grande perdita. Una sconfitta. Un valore sottratto alla costruzione del futuro del nostro paese.
La società italiana è grandemente cambiata ma le cause di fondo di questo incessante esodo restano lo stesse e richiamano come nel passato, ancora una volta, a responsabilità pubbliche e private .
C’è un’Italia fuori dell’Italia che andrebbe riconosciuta e valorizzata in ben altro modo e tutelata come affermato nella Costituzione
Il 1° Maggio per tutti i lavoratori, ovunque si trovino, e per le loro organizzazioni sindacali, è un impegno di crescita, di emancipazione e di lotta, un messaggio unificante di avanzamento umano, sociale e culturale.

(Segreteria FIEI)